domenica 20 maggio 2012

Nuovo Blog

Da oggi Precarie Storie cambia.

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domenica 13 maggio 2012

In bilico

Tra pubblico e privato

Sono cresciuta pensando di avere alcune piccole sicurezze su cui poter contare.
Sono cresciuta nella sicurezza economica e sentimentale della mia famiglia, pensando che tutto sarebbe sempre stato così.
Ma piano piano che la sicurezza sentimentale si sgretolava, ho compreso che anche la mia sicurezza economica, se slegata dalla mia famiglia, non era poi più così sicura.
Siamo nati in ospedali pubblici, abbiamo frequentato scuole pubbliche, con il tempo pieno o meno, siamo andati nei licei pubblici, perché le scuole private erano per chi non aveva voglia di studiare.
Abbiamo pensato a noi stessi da vecchi con una pensione, e magari con una casa di proprietà comprata dopo anni di sforzi, con la sicurezza di poter essere curati gratuitamente.
Ma piano piano che crescevamo tutto questo si è sgretolato lentamente sotto i nostri stessi piedi. Finché arrivati all’università già camminavamo in bilico tra università pubbliche e private, tra corsi di lingua a pagamento ed Erasmus realizzati con l’aiuto delle proprie famiglie. Finché finita l’università, nel frattempo completamente distrutta e pauperizzata da anni di tagli e disinvestimento, mi rendo conto che non c’è più nulla di quelle piccole sicurezze su cui pensavo di poter contare (si forse sono un po’ lenta a realizzare le cose!).
Per i più fortunati c’è la famiglia che può dare una mano, con tutte le difficoltà e restrizioni che questo comporta, per tutti comunque c’è sempre il mercato! Una meravigliosa bestia dove per strane regole del gioco capita sempre di non vincere, ma comunque bisogna rimanere convinti di poter giocare liberamente!
Dal vivere in equilibrio tra pubblico e privato, ci ritroviamo a vivere in una parodia del pubblico, dove questa parola è diventata sinonimo di mal funzionamento, corruzione, abbandono e una – se possibile –ancor peggiore parodia del privato - un esempio su tutti la privatizzazione di Trenitalia! (Ok. Era troppo banale!)
Nel frattempo, mentre noi proviamo a saltare da un lato all’altro con grande difficoltà, intorno a noi non si parla d’altro che della necessità di tagliare, ridimensionare, eliminare.
Non ci sono alternative: bisogna riformare le pensioni - e tu salti dall’altro lato e pensi alla pensione integrativa che ti avevano proposto in banca e capisci perché -rendere il lavoro flessibile – saltando dallo stage la mattina al servizio civile il pomeriggi pensi: più di così?! - bisogna diminuire la spesa sanitaria –salti ancora guardi nel portafoglio e dici: le analisi il prossimo mese: stasera voglio una birra! - tagliare la cassa integrazione- rimani in bilico e pensi a tuo zio “esodato” - ridurre il contributo per la disoccupazione – quasi hai perso l’equilibrio…e chi la prende la disoccupazione in Italia?!
Ma grazie alle lacrime tecniche ci sarà la crescita! Fidatevi gente! Credete nella crescita e la crescita ci sarà!
Sono ancora in bilico… per fortuna che ho fatto pattinaggio artistico da piccola… aiuta a mantenere l’equilibrio…
Ancora mi chiedono ma tu cosa vorresti fare dopo questo stage?… Io non rispondo… anche se ho già fatto domanda per un altro stage…

Nel frattempo la casa di proprietà l’ho dimenticata, la famiglia felice pure, la vecchiaia con la pensione per ora mi è passata di mente… certo ho ancora problemi a scordarmi di sanità, università, scuola… un contributo per i periodi di non lavoro… 
… ma da quando c’è la disoccupazione in Italia?!

venerdì 4 maggio 2012

Cambiamenti

Incontrare gli altri
Interrogare se stessi e la propria cultura
Imparare che non c’è nulla che si può dare per scontato (nemmeno una tovaglia su un tavolo)
Farsi emozionare dalle cose diverse
Sorprendersi delle somiglianze
Ridere per le mal interpretazioni… o fare finta di ridere anche non si è capito niente
Coprirsi pensando che faccia freddissimo, uscire di casa e trovare il sole
Imparare le diverse prospettive politiche, comprendendo sempre di più che il nazionalismo non porta da nessuna parte
Meravigliarsi del senso di isolamento
Coinvolgere con le proprie passioni
Far ridere delle proprie creazioni linguistiche
Uscire dai propri confini, non solo territoriali
Sperimentarsi
Reincontrarsi
Coinvolgersi
Sentirsi parte
Cambiarsi per poter cambiare…

sabato 21 aprile 2012

Vi siete mai sentiti dall’altra parte?

Spaesamenti


Dalla parte di chi non capisce una sola parola di quello che gli sta intorno, dalla parte di chi non capisce che cazzo sta mangiando, dalla parte di chi non sa mai il nome della strada dove sta camminando… dalla parte di chi non è a casa propria e deve anche ringraziare per questo.Per favore non venite a raccontarmi che è tutto bello e tutto più semplice fuori dall’Italia. Semplicemente non è vero!E’ tutto più facile dove conosci le persone, dove hai gli amici, dove hai la famiglia dove hai i tuoi affetti, è tutto più semplice quando le strade che percorri conoscono la tua storia e tu la loro. E’ molto più semplice quando puoi apprezzare una battuta, ridere di un doppio senso e continuare con un altro gioco. Forse la prossima volta che vedrò una persona non parlare italiano anche dopo anni che vive in Italia, non mi stupirò più poi così tanto. Forse la sua lingua è veramente diversa dalla nostra, forse il contatto con gli italiani non è così scontato come sembra, forse non è nemmeno semplice trovare delle classi di italiano!Nella fredda e ridente Svezia non tutto brilla come la neve al sole.Gli unici corsi di svedese, o sono all’università - ma io non studio all’università - o sono quelli per richiedenti asilo, che sono solo la mattina - ma io per la prima volta nella mia vita, e ancora per poco, la mattina lavoro. Quindi per ora continuerò a camminare un po’spaesata cercando disperatamente persone che parlano inglese – praticamente tutti ! Continuerò ad avere problemi nel fare la spesa – purtroppo le uniche traduzioni sulle scatole dei prodotti nei supermercati sono in norvegese e finlandese! Continuerò a non avere idea del nome delle strade dove sto camminando– perché per me troppe consonanti una dietro l’altra sono praticamente impossibili da leggere!Non sopporto quei siti o quei blog dove raccontano che basta uscire dall’Italia per trovare la perfezione. I treni arrivano in orario, la corruzione non esiste e il capo del governo non fa i festini e viene anche eletto regolarmente con elezioni democratiche.Sicuramente le cose funzionano diversamente… e magari anche meglio.Mi sembra, però, che gli italiani all’estero oscillino tra l’essere nostalgici o essere iper-critici, in verità entrambe le posizioni nascondono un po’ di senso di lontananza. Per quei piccoli momenti che ti sanno di casa: quando si mette la tovaglia di stoffa a quadretti sul tavolo – la mia sempre macchiata – e non le tovagliette di plastica dell’Ikea. Quando ci aspetta per cominciare a mangiare e si riesce per tutto il pasto parlare di cosa si sta mangiando, come lo hai cucinato e cosa ti piace mangiare e come si cucina. E quando guardi fuori dalla finestra, non nevica ad aprile inoltrato. Ma, fino in fondo, noi non saremo mai dall’altra parte, perché la nostra pelle è bianca, perché alla fine l’inglese lo abbiamo imparato, perché un po’ di mondo lo abbiamo girato.Perché il sole, per noi, prima o poi arriva anche se a metà aprile ancora nevica…mentre ci sono popoli interi che non hanno mai saputo che cosa significa casa.


lunedì 16 aprile 2012

Cosa vorresti fare da grande?

O meglio come costruire una linea di fuga e perché

Oggi mi hanno chiesto per l’ennesima volta: ma tu cosa vorresti fare?
Per fortuna non hanno aggiunto da grande!
Penso che questo sia uno dei miei grandi problemi. Riuscire a fare un progetto chiaro è semplice di cosa mi piacerebbe veramente fare.
Non riesco a capire come comprendere veramente quello che mi piace, dato che di fronte a me non riesco a vedere altro che barriere, difficoltà e poco interesse nei miei confronti.
Da quando decidi cosa studiare all’università - se non prima - ti senti addosso questa pesantezza su come le tue scelte influenzeranno tutta la tua vita se non sono ben ponderate rispetto alla realtà dura e cruda che ci ritroviamo di fronte.
>>Vuoi studiare scienze politiche? E dopo cosa pensi di fare?
Ma siamo matti filosofia nel 2012!
Ah ma se fai ingegneria ci devi pensare bene, non è che cominci e dopo 3 anni lasci tutto a metà strada, e poi cosa faresti? Lo sai che è una professione da uomini!
Ah no lettere no, e non mi dire che vuoi fare la professoressa?
Interessante archeologia, peccato che non c’è mercato in Italia.
L’avvocato? Tuo padre fa l’avvocato?
La verità è che non ci sono carriere aperte in Italia, non ci sono progetti imprenditoriali su cui poter puntare, non esistono idee con gambe molto lunghe.
Ma soprattutto il mercato del lavoro, in questo caso incarnato dalle figure di orientamento - gli addetti dei centri per l’impiego come Porta Futuro, dei punti eurodesk, gli psicologi del lavoro del Soul della Sapienza - non fanno altro che scoraggiarti.
>>No, sul nostro portale non trovi offerte di lavoro per laureati, ma se vuoi facciamo i workshop su come scrivere un curriculum.
Vuoi un aiuto per trovare una borsa di mobilità all’estero? Secondo me la miglior ricerca è quella che puoi fare da sola su internet.
Vorresti fare un dottorato ma non viene poi ben visto dalle aziende italiane, perché diventeresti troppo formata.
L’ansia di trovare lavoro, la pressione della famiglia, l’angoscia della crisi, l’incapacità del sistema di orientamento al lavoro sia pubblico che privato, non fanno altro che spingerti: CERCA LAVORO, FAI UN CORSO DI SPECIALIZZAZIONE, UN TIROCINIO, UN MASTER, UNO STAGE…
Giri a vuoto spinta come una pallina all’interno di un flipper e alla fine ti spingi ancora di più in questo vortice infernale e ancora di più. Perché quando ti fermi, nei momenti vuoti del tuo stage, quando sei sovra pensiero nella lezione noiosissima del master, nei cinque minuti di pausa tra il tirocinio e il lavoretto che ti permette di arrotondare, allora è là che ti chiedi: MA PERCHE’?
Perché continuo a fare un master che non mi soddisfa, uno stage che non mi piace, un lavoretto che mi stressa e basta, perché continuo una ricerca ossessiva di una cosa che fino in fondo non so nemmeno cos’è?
Continuano a chiedermi cosa vorresti fare? Cosa ti piacerebbe fare? Cosa ti realizzerebbe veramente?
Io continuo a rispondere a queste domande con dei dati di realtà troppo evidenti: 75 milioni di giovani nel mondo cerca lavoro senza trovarlo, il 40% dei disoccupati mondiali è giovane, se sei giovane la possibilità di restare disoccupato è tre volte maggiore.
Ma la verità è che ho paura che i miei desideri non si possano realizzare, che vengano distrutti nello stesso momento in cui li esprimo.
Per questo abbiamo imparato a non svilupparli, a non farli divenire progetti tangibili e reali, così è più facile accettare lo stage nella speranza di…, fare il master così dopo…, fare un dottorato così poi...
Se i miei desideri rimangono soltanto dei sogni vivono in un altro mondo che non entra in contrasto con il mondo reale. Per questo ho deciso di allontanarmi dalla vita in cui mi ero incastrata. Ho deciso di far diventare quei cinque minuti un momento molto più lungo.
Perché in un mondo dove si vive senza desideri correndo dietro solo alla realtà non vale più la pena nemmeno di sognare.